Inutilmente.
Non è più il tempo di dire che erano meglio le assemblee, quelle parole urlate tra confusione e sudore, quel voler esserci a tutti i costi e non essere mai al posto giusto. Quel camminare nelle piazze coni pugni chiusi e rilanciare un segno che nessuno voleva vedere. Non è più il tempo di ritornarci a quei silenzi e non è più il tempo di far finta di non riconoscere tutti i segni che ci hanno superato. Le assemblee che sono i socialnetwork, quei pugni chiusi lunghi tweet che cinguettano alti verso lo stesso cielo che continua, sordo, a non voler sentire. Non è più il tempo di divideree dividere e dividere anche se vorrei poter scegliere, ma non è più il tempo di pretendere il massimo e il migliore, che poi sarebbe il mio massimo e il mio migliore. Non è più il tempo di almanaccare sui tatticismi con miriadi di “distinguo” quando il tempo ha lavorato per non fare e per non dire. Dove eravate quando c’era da riscrivere il conflitto di interessi? Dove eravate quando le leggi venivano violentate, spezzettate, ritagliate? E non diteci che non lo potevate fare. Non è più il tempo per credersi “i migliori”. Avevate tutto il tempo per dimostrarlo e lo avete sprecato.
Adesso è il tempo di costruire un nuovo tempo perché i nostri figli non hanno tempo,adesso è il tempo di ridisegnare gli orizzonti, di ridefinire gli assetti di provare a ripartire. Non è più il tempo di Guernica. Lasciamo spazio a nuove tele. Potrà anche non piacerci il disegno finale ma è necessario cominciare a disegnare insieme. Non è più il tempo, infine di dire con la destra mai. Perché quelli che lo dicono hanno già tradito e hanno distrutto il tempo e la passione. Ma poi, dovendo ritornare indietro e ragionare come al mio tempo mi dite cosa c’entrano Marini, Franceschini, la Bindicon con il mio mondo? Ai miei tempi stavano dall’altra parte. Insomma: non è più il tempo dei buoni e dei cattivi. Perché è cambiata la lavagna, la scuola e i professori. E gli alunni vivono altri tempi. Questi.