Ho sempre pensato di vivere in tempi complessi. Non per mia volontà, sia chiaro. Ma perché, negli anni tutto è divenuto più frastagliato, più contorto se volete. Più difficile. Come i colori o le parole. C’è stata una vera e propria moltiplicazione ma questo non ha significato, di contrappunto, la comprensione delle cose. Peggio, la ridondanza e l’uso spregiudicato di termini ha sicuramente peggiorato tutto creando un rumore sordo, sorprendente, eppure ben radicato. Il sordo rumore del vuoto. Perché in questa fase ci troviamo, seduti su un ponte dove passa acqua putrida ad ascoltare ed evocare misteriose alchimie. Pensateci: sino a qualche anno fa il termine “agibilità politica” era, davvero qualcosa di astratto e, per certi versi, inutile. Che significa, in fondo agibilità politica? Nessuno se lo chiede, qualcuno lo ha coniato e tutti lo riportiamo. Tutti crediamo abbia un senso. E invece ha il pauroso e terribile senso di vuoto. Non è un ossimoro, non è una strategia, non è un modo di dire, non è neppure un sillogismo o una metafora. Ce lo siamo trovati davanti, leggendo i giornali e non è neppure una sintesi di qualcosa più complessa. L’agibilità politica, di fatto non esiste. Pensate Antonio Gramsci, Silvio Pellico, Giuseppe Mazzini e, seppure riferibili a cattivi maestri, pensate a Renato Curcio, Raffaele Cutolo, Totò Riina. Tutti, indistintamente hanno continuato ad avere agibilità politica, anche se in carcere. Anche se non in parlamento. L’agibilità politica è – meglio, potrebbe essere – un assioma legato alla libertà di pensiero: sono agile politicamente se il mio pensiero riesce ad essere fluido, può raggiungere tutti. Lo sapeva Gramsci che sapeva descrivere molto bene il pensiero, come Pellico e Mazzini; lo sapeva Riina - e anche il silenzio è un pensiero forte – lo sapeva Craxi e i suoi famosi fax da Hammamet. Insomma, tutti questi signori, nonostante tutto, erano molto “agili”. Come lo era Mandela, per esempio.
L’agibilità politica cammina con la necessità di voler comunicare qualcosa. Se quel qualcosa è importante resterà. Il problema, quindi, dentro questo rumore di vuoto è voler continuare a pensare che tutto sia relativo, che tutto sia possibile, che si possono rompere i sigilli laddove gli esperti ne hanno dichiarato l’inagibilità. Non funziona così. Non può funzionare. Se si rompono i sigilli e si cammina su quelle scale pericolanti tutto rischia di crollare. Più che l’agibilità politica occorre un riconoscimento reale.
L’agibilità politica cammina con la necessità di voler comunicare qualcosa. Se quel qualcosa è importante resterà. Il problema, quindi, dentro questo rumore di vuoto è voler continuare a pensare che tutto sia relativo, che tutto sia possibile, che si possono rompere i sigilli laddove gli esperti ne hanno dichiarato l’inagibilità. Non funziona così. Non può funzionare. Se si rompono i sigilli e si cammina su quelle scale pericolanti tutto rischia di crollare. Più che l’agibilità politica occorre un riconoscimento reale.