La notizia rasenta l’incredibile ma è davvero interessante, almeno per chi si occupa di scrittura. Solitamente si scrive e si racconta quello che si è già vissuto o quello che si immagina di poter vivere. Oppure ci si inventano situazioni plausibili, luoghi più o meno conosciuti (oggi definite location) dove far muovere i propri personaggi. Scrittori maschi che personificano – e a volte benissimo – personaggi donna e viceversa. Il romanzo è, per definizione, un non luogo o il luogo dove tutto può accadere e dove ognuno decide di pitturare, disegnare, plasmare le storie. Lo scrittore e il lettore difficilmente si incontrano, anche quando chi scrive è minuzioso e descrive febbrilmente gli umori, le passioni, i colori e gli odori. Dall’altra parte (e per fortuna) c’è sempre chi scompone le frasi e le storie e se le disegna a suo piacimento. Scrivendo si costruiscono mondi, leggendo si interpretano quei mondi. C’è stato il periodo in cui molti personaggi “forti” che hanno conosciuto il carcere, hanno scritto le loro esperienze devianti: hanno raccontato le loro rapine, gli omicidi, i furti, aggiungendo luoghi e personaggi che sono divenuti, in alcuni casi mitici. Ci sono stati detenuti che son divenuti ottimi scrittori: penso, per esempio a Jack Abbot o a Edward Bunker (quello di “cane mangia cane” e “educazione di una canaglia”). Pensare però che la storia di un omicidio debba diventare un racconto e, a seguito della sua pubblicazione, qualcuno ci faccia le indagini e scopre che quelle pagine grondano di verità e arrivino ad arrestare lo scrittore è, davvero, da “romanzo”.
Plampaschet, il presunto assassino, è l’autore del manoscritto “la rosa e il leone” inspirato ad un suo incontro con una nigeriana che si prostituiva tra Carignano e Torino. Viene raccontata (e pubblicata) una storia d’amore dove il protagonista del romanzo strangola la ragazza nigeriana in corso Regina Margherita ma che, nella realtà, l’omicidio davvero consumato finisce a coltellate e il cadavere viene gettato nel fiume (che ricorda, anche in questo caso l’incipt di un’altra vecchia storia che ha dato l’idea a De Andrè per scrivere la canzone di Marinella). Plampaschet, laureato in filosofia era ossessionato dall’Africa e dalle prostitute nigeriane (pare ne avesse salvate due o tre dal marciapiede) sarebbe accusato del delitto (e qui, davvero il colpo di scena non previsto nel noir) in base agli spostamenti rilevati dalle celle telefoniche la sera del 28 novembre 2011, il giorno in cui il delitto sarebbe stato commesso. La difesa ha chiaramente annunciato un ricorso al tribunale del riesame e chissà come andrà a finire.
La piccola storia è degna comunque di un romanzo d’appendice. Un romanzone, si direbbe oggi. Di quelli strappalacrime con un finale cattivo e dark. C’è una storia che mi ha sempre inquietato ed è una storia scritta in maniera sublime da Sthephen King: “Misery”. Quello che potrebbe accadere ad uno scrittore è divenire vittima di un lettore. Che potesse capitare il contrario sembrava davvero inverosimile. Plampaschet sembra esserci riuscito, salvo, chiaramente, eventuale processo e conferma della condanna. Mai come In questo caso però, la sentenza rischia di essere già scritta.
Ps. La notizia è stata pubblicata, tra gli altri da repubblica.it e la potete trovare seguendo il link:
http://torino.repubblica.it/cronaca/2012/08/21/news/uccide_prostituta_e_scrive_libro_arrestato_scrittore_a_torino-41251522/?ref=HREC1-5
Plampaschet, il presunto assassino, è l’autore del manoscritto “la rosa e il leone” inspirato ad un suo incontro con una nigeriana che si prostituiva tra Carignano e Torino. Viene raccontata (e pubblicata) una storia d’amore dove il protagonista del romanzo strangola la ragazza nigeriana in corso Regina Margherita ma che, nella realtà, l’omicidio davvero consumato finisce a coltellate e il cadavere viene gettato nel fiume (che ricorda, anche in questo caso l’incipt di un’altra vecchia storia che ha dato l’idea a De Andrè per scrivere la canzone di Marinella). Plampaschet, laureato in filosofia era ossessionato dall’Africa e dalle prostitute nigeriane (pare ne avesse salvate due o tre dal marciapiede) sarebbe accusato del delitto (e qui, davvero il colpo di scena non previsto nel noir) in base agli spostamenti rilevati dalle celle telefoniche la sera del 28 novembre 2011, il giorno in cui il delitto sarebbe stato commesso. La difesa ha chiaramente annunciato un ricorso al tribunale del riesame e chissà come andrà a finire.
La piccola storia è degna comunque di un romanzo d’appendice. Un romanzone, si direbbe oggi. Di quelli strappalacrime con un finale cattivo e dark. C’è una storia che mi ha sempre inquietato ed è una storia scritta in maniera sublime da Sthephen King: “Misery”. Quello che potrebbe accadere ad uno scrittore è divenire vittima di un lettore. Che potesse capitare il contrario sembrava davvero inverosimile. Plampaschet sembra esserci riuscito, salvo, chiaramente, eventuale processo e conferma della condanna. Mai come In questo caso però, la sentenza rischia di essere già scritta.
Ps. La notizia è stata pubblicata, tra gli altri da repubblica.it e la potete trovare seguendo il link:
http://torino.repubblica.it/cronaca/2012/08/21/news/uccide_prostituta_e_scrive_libro_arrestato_scrittore_a_torino-41251522/?ref=HREC1-5