È il 1985. Il giovane Carlo Marceddu ha appena vinto il concorso da uditore giudiziario e si avvia a compiere il passo iniziale della sua carriera da magistrato. È guidato, in questo apprendistato, dai saggi consigli del procuratore capo Perra Tassiccai, uomo esperto e rigoroso.
La sua prima inchiesta nasce da una lettera anonima, straripante di rabbia mai sopita e di sgrammaticature. Sarà una lezione di storia e di vita, la scoperta di come silenzi e omertà di oggi siano figli di sangue ormai rappreso, versato in un passato lontano.
Quella lettera racconta di un delitto compiuto quarant'anni prima, cancellato persino dai registri comunali, sepolto dall'omertà e da complicità diffuse, ma non dalle memorie più profonde. Ad esempio quella del parroco del piccolo paese di Gosilì, Don Pistidda.
Ma è un delitto di cui nessuno vuole parlare.
Il giovane Marceddu capirà che l'esigenza categorica della verità, la verità dei fatti per cui ha studiato, spesso non può profanare certe convenzioni sociali della Sardegna di un tempo. Così ha voluto il cielo, dice Don PIstidda. "Le destinazioni del cielo" (Arkadia editore, 16 euro) è l'ultimo romanzo di Giampaolo Cassitta, componente della squadra di Sardegnablogger.
La storia è un intrecciarsi di sogni e miti giovanili di un giovane comunista: Marceddu è comunista come lo si poteva essere allora, con quel che restava degli anni settanta nel decennio craxiano. Sogni e miti che naufragano o si smorzano col procedere della vita. Dentro questa storia ci sono Alghero e la sua dolce vita, tic e stereotipi della sinistra di allora, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Gigi Riva, Mino Martinazzoli e la Sardegna immobile e deleddiana, terra fertile per quel delitto rimosso.
Confesso di essere stato frenato da qualche scrupolo quando Giampaolo mi ha chiesto di recensire il suo libro. In fondo siano componenti di uno stesso progetto, colleghi di redazione. Me ne sentivo onorato ma temevo che questa complicità potesse offuscare la lucidità del giudizio.
"Le destinazioni del cielo" è un libro dolcissimo e sincero e, oggi, posso dire che non leggerlo sarebbe stato un vero peccato. Per fortuna so andare oltre certi luoghi comuni. Come ha imparato a fare il magistrato comunista Carlo Marceddu, nel suo viaggio verso la verità. Una destinazione del cielo, anche quella.