Provo a raccontare una storia: Provo a farlo in maniera semplice anche se, mi rendo conto, è maledettamente complicato. Non voglio addentrarmi in analisi economiche e quantisitiche. Non ne avrei la capacità. Ma Ciù Antoni l’ho conosciuto. Ed è di lui che vi voglio brevemente raccontare. Ciù Antoni (ciù sta, ad Alghero, per zio ed è una locuzione bellissima e, ancora più chiaramente, il personaggio reale non si chiama Antoni) aveva una cartolibreria dove tutti noi, ragazzi delle superiori, andavamo la mattina per acquistare una penna, una matita, un foglio di protocollo per il compito in classe. Lui, Ciù Antoni, era davvero organizzato: il foglio, per esempio, costava dieci lire. Aveva sempre le quaranta di resto. Era fatto così. Organizzato e gentile. Sono cresciuto e, dopo l’università ho cominciato a lavorare, ma la cartolibreria di Ciù Antoni era sempre lì, al solito posto. Utile per tutti gli altri studenti. I fogli di protocollo nel contempo erano aumentati di prezzo ma, in fondo, l’economia minimalista, quella fatta di piccoli incontri nei negozi dove si poteva ancora discutere e salutare, continuava a girare. Poi, dopo anni, ho scoperto che Ciù Antoni aveva chiuso. Ho pensato si fosse ritirato perché ormai si era stancato ci cercare il resto delle lire e i centesimi degli euro. Ho scoperto, invece, che la colpa era dei toner. Ecco, a questo punto, la nostra favola finisce e comincia un’altra storia. Il toner è quell’oggetto misterioso, tutto d’un pezzo, che oggi costa più della stampante stessa. Per abbattere i costi (ce lo chiede l’Europa, a quanto pare) si è deciso che si deve entrare all’interno di un mercato virtuale (nello Stato ci si fornisce da consip) e acquistare il prodotto a minor prezzo. Ciù Antoni (e non solo per lui) aveva il suo piccolo giro: aveva toner originali fabbricati in Italia. Avevano un prezzo concorrenziale quando partecipava alle piccole gare con i preventivi. Era bravo con i centesimi e le lire Ciù Antoni e riusciva a vincere anche per cento lire, o per un euro. Ma non aveva compreso la forza di CONSIP. Infatti, il suo toner non poteva competere con quello rigenerato venduto in Internet. Non poteva competere e, infatti, ha perduto sonoramente. Abbiamo acquistato toner cinesi rigenerati con polveri sottili di dubbia provenienza che hanno impastato le stampanti e che a respirarli, a quanto pare, proprio bene non fa. Ma costano, esattamente, la metà di quelli originali e molto meno di quelli rigenerati da una ditta che opera in Sardegna. Questa storia ve la volevo raccontare perché credo, ma non sono un economista, che qualcosa di sbagliato sulla globalizzazione del mercato ci sia. Adesso in ufficio abbiamo raggiunto un risultato: il toner non ci serve più, perché non abbiamo i soldi per acquistare la stampante impastata dal toner cinese. Se ci fossimo fidati di Ciù Antoni, alla fine, avremmo speso quasi il doppio per il toner, ma avremmo risparmiato sulla stampante, quel toner avrebbe prodotto lavoro nella nostra isola e Ciù Antoni sarebbe ancora lì a vendere i suoi fogli protocollo a trenta centesimi. Non capisco molto di economia, è vero. Ma mi piacciono i sorrisi. E dentro questo storia che vi ho raccontato non ce ne sono.