Come possiamo dividere gli occhi e i polmoni, pretendere di sistemare le braccia, le mani, provare a usare due ceste per gli stessi piedi, le dita, le vene. Pensare che il sangue abbia un diverso pulsare a seconda dell’uomo che abbiamo davanti, credere che il cuore abbia altri disegni e le lacrime sostanze che non collimano con quelle degli altri. Essere convinti, terribilmente convinti, che ci siano bambini palestinesi, ebrei, cristiani, bambini che hanno sicuramente sguardi diversi davanti ad un mondo orribile, ma quegli sguardi meritano lo stesso rispetto. Quando riusciremo a comprendere passaggi davvero semplici e quasi lapalissiani: noi siamo nati in un certo luogo e in un certo modo solo per caso. Quel luogo, poi ci viene cucito addosso, ne respiriamo gli attimi ma non c’entra con la pelle, con la religione, con l’amore, con gli abbracci e, soprattutto, non c’entra con i bambini. Chi uccide i cuccioli recide il futuro. Lo dico da anni e lo urlo ancora più forte. Non si discute di pace buttando sul tavolo delle trattative sangue di ragazzini. Da nessuna parte e per nessun motivo. Non sopporto questo gioco poco infantile di scoprire chi è stato a lanciare il sasso per primo, di provare a lanciare la palla sul campo dell’avversario, sulla pessima credenza di poterla fare franca. Non possiamo continuare a macinare odio e bombardare i fantasmi colpendo i bambini, sequestrare ragazzi e massacrarli. Come possiamo, poi, ritornare a casa e dire che questa è la vita, che in fondo peggio per chi è nato dalla parte sbagliata e ha usato una barca per fuggire dall’orrore ed è morto senza neppure capire da che parte di quel mare potesse nascere il sole. Siamo noi che dividiamo gli occhi e le braccia e i polmoni. Siamo noi che disegniamo luoghi che non esistono che non servono alla vita, ma solo ed esclusivamente all’odio e alla morte. Non ci sono corpi che diventano eroi. Ci sono uomini che per la follia che ci contraddistingue non riusciranno mai a crescere. La colpa non è di quei bambini, ma la nostra. Siamo noi che non siamo cresciuti e non abbiamo compreso che non c’è nessuna differenza nelle pulsazioni del cuore degli altri.