Articolo apparso sulla nuova Sardegna del 15 maggio 2014.
Sono le parole a circoscrivere le storie. La parola diritto, per esempio. Il suo significato, in linea generale è sintetizzato come il complesso di norme sul quale si fondano i rapporti tra i membri di una comunità. Accompagnarlo ad altre parole ci porta a volare alto: diritto alla libertà, alla vita, alla dignità, al lavoro. Vi sono poi passaggi più complessi e di difficile lettura, utilizzati soprattutto nella sfera del diritto soggettivo: “i diritti acquisiti”. Si è molto abusato, soprattutto in questi giorni, del termine che sostanzialmente - seppure utilizzato in diverse situazioni - è legato alla propria pensione. Ovvero, se io inizio a lavorare e stringo un patto con lo Stato dove mi impegno a pagare le tasse e versare regolarmente i contributi per una serie di anni, ho diritto a godere di una pensione. E’ un patto preciso, da onorare. Lo Stato, a quanto pare questo patto ha deciso di modificarlo. Le regole sulla pensione si sono modificate nel corso degli ultimi anni. Queste regole però non valgono per tutti. Infatti, gli ex consiglieri regionali della Sardegna, dopo appena una Legislatura - cinque anni - hanno maturato un vitalizio che si aggira intorno a duemila euro netti, nel minimo, sino a giungere alla somma di cinquemila euro e oltre nel massimo. Si stenta a comprendere per quale motivo solo quel “diritto acquisito” debba rimanere valido, davanti ad un contesto sociale radicalmente cambiato per la crisi economica. Quella crisi che, guarda caso, è stata alimentata anche grazie agli errori dei politici, compresi anche i nostri ex consiglieri regionali.
Voglio riconoscere alla parola “diritto” la concezione più alta e dignitosa e perciò mi chiedo: che diritto acquisito avrebbe il principe erede della dinastia Savoia, spazzato via dalla resistenza e dalla Costituzione? Il diritto al trono? Che diritto hanno gli ex ministri a girare ancora oggi con la scorta per poi usarla per fini non propriamente “istituzionali”? Che diritto hanno i mafiosi a richiedere i loro terreni giustamente sequestrati dallo Stato in quanto acquistati con denari sporchi, proventi da vendita di stupefacenti, pagamenti del “pizzo”? Potrebbero anche loro vantare un “diritto acquisito”, visto che hanno regolarmente rogitato quei terreni, quegli appartamenti, quelle auto di lusso? Che diritto ha Dell’Utri di chiedere i servizi sociali, come il suo collega, visto che è stato condannato per un reato ostativo al beneficio? Quale è il suo diritto acquisito? Quello di essere stato senatore della Repubblica?
Perché, invece, non ci domandiamo dove sono finiti i diritti acquisiti dei lavoratori dell’Alcoa, rassicurati da decine di politici sull’esito positivo della vertenza, come i lavoratori di Porto Torres, di Macchiareddu, di Macomer, come i minatori del Sulcis che chiedono, a gran voce, con disperazione e dignità il diritto al lavoro? Dove sono i vecchi consiglieri regionali paladini difensori dei loro diritti acquisiti, quando sbarcano gli emigranti che fuggono da una guerra, uomini con diritto di libertà, di parola, con il diritto ad un futuro. Dove sono questi professionisti del diritto quando i bambini delle scuole elementari vivono assiepati nelle brutte stanze, dove i bagni non sono a norma, dove non si può parlare di diritto allo studio? E dove si ritrovano quando si chiede, a gran voce, un piano per i trasporti, un piano paesaggistico, il diritto all’autodeterminazione del nostro popolo. Insomma, anziché difendersi affermando che è una Legge dello Stato e non l’hanno certamente voluta loro, ci raccontino, con la stessa passione quando e in che modo hanno difeso i diritti sacrosanti di quel popolo che li ha votati e ha atteso, per anni una risposta. Leggere quella lunga lista di vitalizi per gli ex consiglieri sardi ci fa star male. I sardi non se lo possono permettere quel vostro “diritto acquisito”. i sardi chiedono semplicemente di rinegoziarlo. Creso sia un diritto da acquisire.
Sono le parole a circoscrivere le storie. La parola diritto, per esempio. Il suo significato, in linea generale è sintetizzato come il complesso di norme sul quale si fondano i rapporti tra i membri di una comunità. Accompagnarlo ad altre parole ci porta a volare alto: diritto alla libertà, alla vita, alla dignità, al lavoro. Vi sono poi passaggi più complessi e di difficile lettura, utilizzati soprattutto nella sfera del diritto soggettivo: “i diritti acquisiti”. Si è molto abusato, soprattutto in questi giorni, del termine che sostanzialmente - seppure utilizzato in diverse situazioni - è legato alla propria pensione. Ovvero, se io inizio a lavorare e stringo un patto con lo Stato dove mi impegno a pagare le tasse e versare regolarmente i contributi per una serie di anni, ho diritto a godere di una pensione. E’ un patto preciso, da onorare. Lo Stato, a quanto pare questo patto ha deciso di modificarlo. Le regole sulla pensione si sono modificate nel corso degli ultimi anni. Queste regole però non valgono per tutti. Infatti, gli ex consiglieri regionali della Sardegna, dopo appena una Legislatura - cinque anni - hanno maturato un vitalizio che si aggira intorno a duemila euro netti, nel minimo, sino a giungere alla somma di cinquemila euro e oltre nel massimo. Si stenta a comprendere per quale motivo solo quel “diritto acquisito” debba rimanere valido, davanti ad un contesto sociale radicalmente cambiato per la crisi economica. Quella crisi che, guarda caso, è stata alimentata anche grazie agli errori dei politici, compresi anche i nostri ex consiglieri regionali.
Voglio riconoscere alla parola “diritto” la concezione più alta e dignitosa e perciò mi chiedo: che diritto acquisito avrebbe il principe erede della dinastia Savoia, spazzato via dalla resistenza e dalla Costituzione? Il diritto al trono? Che diritto hanno gli ex ministri a girare ancora oggi con la scorta per poi usarla per fini non propriamente “istituzionali”? Che diritto hanno i mafiosi a richiedere i loro terreni giustamente sequestrati dallo Stato in quanto acquistati con denari sporchi, proventi da vendita di stupefacenti, pagamenti del “pizzo”? Potrebbero anche loro vantare un “diritto acquisito”, visto che hanno regolarmente rogitato quei terreni, quegli appartamenti, quelle auto di lusso? Che diritto ha Dell’Utri di chiedere i servizi sociali, come il suo collega, visto che è stato condannato per un reato ostativo al beneficio? Quale è il suo diritto acquisito? Quello di essere stato senatore della Repubblica?
Perché, invece, non ci domandiamo dove sono finiti i diritti acquisiti dei lavoratori dell’Alcoa, rassicurati da decine di politici sull’esito positivo della vertenza, come i lavoratori di Porto Torres, di Macchiareddu, di Macomer, come i minatori del Sulcis che chiedono, a gran voce, con disperazione e dignità il diritto al lavoro? Dove sono i vecchi consiglieri regionali paladini difensori dei loro diritti acquisiti, quando sbarcano gli emigranti che fuggono da una guerra, uomini con diritto di libertà, di parola, con il diritto ad un futuro. Dove sono questi professionisti del diritto quando i bambini delle scuole elementari vivono assiepati nelle brutte stanze, dove i bagni non sono a norma, dove non si può parlare di diritto allo studio? E dove si ritrovano quando si chiede, a gran voce, un piano per i trasporti, un piano paesaggistico, il diritto all’autodeterminazione del nostro popolo. Insomma, anziché difendersi affermando che è una Legge dello Stato e non l’hanno certamente voluta loro, ci raccontino, con la stessa passione quando e in che modo hanno difeso i diritti sacrosanti di quel popolo che li ha votati e ha atteso, per anni una risposta. Leggere quella lunga lista di vitalizi per gli ex consiglieri sardi ci fa star male. I sardi non se lo possono permettere quel vostro “diritto acquisito”. i sardi chiedono semplicemente di rinegoziarlo. Creso sia un diritto da acquisire.