- (ARTICOLO APPARSO SULLA NUOVA SARDEGNA DEL 27 MAGGIO 2914)
L’articolo lo dedico, idealmente, ai ragazzi di cinque stelle che, anziché ammettere normalmente di avere perso, hanno diramato un comunicato nel quale dicono che, in realtà, non hanno perso due milioni e mezzo di voti ma, considerando le astensioni, sono molti di meno. E dire che queste cose (il preambolo) le dicevano nel secolo scorso i democristiani. Ecco, insomma, anche loro l’hanno buttata in politichese. In ogni caso l’articolo è solo ironico e leggero. Il Malox, tutto sommato, in questo caso non serve. Buona lettura.
C’è un’indimenticabile canzone di Francesco De Gregori che ha segnato una generazione, tratta da un album fortunatissimo: “Titanic”. La canzone ha un incipt bellissimo e ispirato: “La prima classe costa mille lire, la seconda cento, la terza dolore e spavento”. Si trattava del transatlantico che apponeva prezzi differenziati: per classi. Anche in treno esisteva la prima e la seconda classe. In aereo quella turistica e quella business. Dal Titanic ad oggi non è cambiato moltissimo: le classi, quel concetto tanto trattato dalla fine del 1800 esistono ancora. La notizia è stata ripresa dai maggiori quotidiani e ha destato un piccolo scalpore perché tratta di bambini e della scuola. In una città laziale, Pomezia per la precisione, è iniziata la “guerra delle merendine”. Pare infatti che un sindaco, appartenente al movimento Cinque stelle abbia deciso, con la sua giunta, che dal prossimo anno nelle scuole materne saranno presenti due menù: uno con il dolce, al costo di 4 euro e 40 centesimi, un altro senza il dessert, da 4 euro. Dopo la protesta di genitori piuttosto agitati e indignati, i rimbrotti del presidente della Regione Lazio Zingaretti che ha definito la scelta “immorale, in quanto si nega il dolce ai piccoli meno abbienti” , alle parole del sindaco di Torino Fassino il quale stigmatizza la scelta come “ridicola e umiliante” per i bambini sono arrivate anche le parole del segretario di Fratelli d’Italia Meloni che ritiene questa scelta una “follia amministrativa”. Una desolante Caporetto per il sindaco che però si è difeso. “ E’ solo un complotto del Pd ordito alla vigilia delle elezioni europee” e ha aggiunto: “il bando comunale con i due menù era stato approvato a Dicembre scorso all’unanimità, e comunque il Comune di Pomezia aiuterà le famiglie che non possono pagare il dolce ai propri bambini”. Tutto rientrato? Probabilmente si. Con qualche piccola considerazione utile per comprendere le stratificazioni del nostro strano paese. C’è sempre una contrapposizione politica votata allo scontro e la risposta di chi in quel momento è al governo è sempre la stessa: “Un complotto”. Che non regge. E fa sorridere. Si grida al complotto per qualsiasi cosa, si vede un complotto in qualsiasi scelta. C’è poi chi spara più alto e aggiunge: è stato un colpo di Stato. A queste esilaranti iperbole linguistiche si aggiungono però le scelte goffe di chi l’errore lo ha commesso e rischia di peggiorare, con le spiegazioni, ciò che è accaduto. In questo caso, per esempio, bastava ammettere semplicemente di non aver considerato che i due menù avrebbero comportato una sorta di selezione, peraltro antipatica. Poteva benissimo eliminare il famoso dessert e sostituirlo con un frutto di stagione e provare a contenere i prezzi eliminando i grassi saturi. Poteva raccontare che il suo partito, dove uno vale uno, voleva appunto dimostrare quanto è semplice creare diseguaglianze e che questa scelta voleva essere solo una dimostrazione per costringerci a riflettere. Invece si è giocato la parola “complotto”. Come tutti. Senza nessuna fantasia. Allora, messa in questi termini, non ci rimane che la solita e terribile frase “sono tutti uguali” ma, in questo caso suona male. E’ vero, magari sono tutti uguali ma tendono ad insegnare, da subito, che esistono le differenze. Quello che non si vuole capire è nascosto nella bellissima canzone di Francesco De Gregori, in quel suo inizio: “La prima classe costa mille lire, la seconda cento”. Queste classi sono ampiamente superate, siamo giunti ormai alla terza quella del “dolore e spavento”. Navighiamo in questo grande transatlantico molto simile al Titanic e ci affidiamo di volta in volta a dei capitani senza rotta che gridano “andiamo avanti tranquillamente”. Per poi difendersi, quando beccano l’iceberg, con l’unica frase che in politica è diventata bipartisan: “E’ stato un complotto”.